STILE E FILOSOFIA

In un celebre opuscolo dedicato allo “spirito di geometria” e all’“arte di persuadere”, Pascal afferma che ci sono tre oggetti possibili nello studio della verità: “scoprirla, quando la si cerca; dimostrarla, quando la si possiede e infine distinguerla dalla falsità quando la si esamina”. Scoprire la verità, dimostrarla e distinguerla dal falso: in queste tre operazioni si può riassumere anche la funzione della filosofia. Solo la prima di queste tre operazioni è però una azione solitaria. Si ricerca da soli, ma se si dimostra una verità che già si possiede lo si fa essenzialmente per gli altri. E anche l’operazione di distinguere il vero dal falso è sempre frutto di un dialogo, fosse anche il dialogo interiore che intratteniamo con i nostri passati errori e pregiudizi. Ma non appena si apre lo spazio del dialogo si affaccia anche l’esigenza di come impostarlo: quale parola usare per dire una verità che si possiede o che si crede possedere? E quali parole sollecitare per condurre anche gli altri ad accoglierla o quanto meno ad accettarla? La questione dello stile diventa in questo senso indistricabile da quella della verità.

Questo numero si presenta sotto il titolo, suggestivamente vago, di Miscellanea e sostituisce il dossier tematico programmato sul tema della complessità. Tuttavia, come si dice in francese, il caso fa bene le cose. Quasi tutti gli articoli qui presentati conducono infatti, in maniera assai esplicita, una riflessione sulla complessità. D’altronde, dietro ogni miscellanea non c’è forse un filo segreto, che svela, in controluce dell’apparente eterogeneità, la complessità di un ordine quasi impercettibile? Molti indicatori della nostra contemporaneità sottolineano gli aspetti di complessità che riguardano sia gli aspetti che segnano la vita comune sia gli esercizi di pensiero ad essa. Appare opportuno aprire questo numero della rivista con lo scritto di Silvana Borutti, Complessità e critica della epistemologia, che mette in evidenza la ricaduta sul piano epistemologico e, più in generale teoretico, di quanto occorso con le novità scientifiche nel corso della seconda metà del ’900 ed il superamento della concezione standard della scienza moderna.

MISCELLANEA

EMILIO RENZI

L’impegno congiunto delle riviste «InCircolo» e «Materiali di Estetica» ha permesso la pubblicazione di questo numero speciale – i francesi direbbero hors série – dedicato alla figura di Emilio Renzi. A un anno dalla sua scomparsa, abbiamo raccolto scritti di amici, conoscenti e colleghi con l’obiettivo di evidenziare una biografia di persona che ha alternato con sapiente armonia e vicendevoli acquisizioni anni di studio, di impegno politico, di lavoro, di insegnamento, di scritti, con la qualità di intellettuale a tutto campo. Abbiamo voluto testimoniare il suo spessore filosofico, noto agli amici e pochi altri, dal momento che ha pubblicato in generale su case editrici a bassa diffusione, cimentandosi su temi quali la fenomenologia, l’antropologia filosofica, la persona e la comunità, in dialogo con due autori per lui in prima linea: Paci e Ricoeur. Inoltre, abbiamo inteso far partecipi i lettori del suo spessore umano: la sua apertura e disponibilità agli altri, la peculiare propensione per gli incontri amicali, la sua giovialità e la sua spiccata sensibilità. Non lo dimenticheremo.

I temi affrontati nell’ampia produzione whiteheadiana sono i più svariati, e spaziano dall’algebra universale alla logica simbolica, dalla filosofia della scienza alla religione, e ancora dalla metafisica alla filosofia dell’educazione. Le sue numerose opere, pur non rappresentando delle tappe definite in uno sviluppo lineare del pensiero, costituiscono nel loro insieme un vasto mosaico, in cui è possibile riconoscere dei motivi ricorrenti. Uno di questi è il tema del concreto, che non va inteso nei termini di un vago elogio dell’esistente o di un’esaltazione del mero dato (che al contrario è per Whitehead l’esito di un elaborato processo di astrazione); l’enfasi sulla “concretezza” è il modo in cui l’autore, recuperando l’etimologia latina (da con-crescere, crescere insieme), pone l’accento sul carattere organico e relazionale dell’esperienza, che sola può e deve costituire – a suo avviso – il terreno d’indagine di ogni impresa filosofica.

WHITEHEAD E LA FILOSOFIA DEL CONCRETO

FENOMENOLOGIA E PRATICA DELL’ATTENZIONE

Ci sono periodi della storia che sembrano avari di avvenimenti epocali. Si tratta ovviamente di un’illusione, o di un errore prospettico, visto che la storia marca sempre le sue epoche, anche quando si presenta nella forma di una bonaccia. Resta che questa illusione era stata condivisa da molti osservatori nel giudicare gli ultimi decenni del secolo scorso. L’inizio del nuovo millennio e poi, più brutalmente, gli ultimi due anni ci hanno invece ricondotti alla coscienza delle inopinate giravolte che le vicende storiche, della storia civile e politica ma anche di quella naturale, sono in grado di imporci. Tra i molti cambiamenti nei quali ci siamo trovati implicati, alcuni hanno riguardato anche la vita della nostra mente. Ci si perdonerà questa incursione nell’attualità. L’abbiamo ritenuta opportuna per sottolineare la portata del tema affrontato dalla sezione “La Questione filosofica” di questo numero, cioè “Fenomenologia e pratica dell’attenzione”. Il dossier riunito da Diego D’Angelo ci invita infatti a riflettere su un fenomeno psichico che è centrale nella vita della mente ma che resta tuttavia sfuggente.

Il titolo della “Questione filosofica” di questo numero, Paul Ricoeur tra moderno e postmoderno, rappresenta una novità nei confronti di una lettura più consolidata – e sicuramente appropriata – di questo filosofo, dunque, in certa misura, una sfida. Abbiamo provato a operare una rivisitazione delle sue opere, evidenziandone la tensione con due prospettive alternative, il moderno e il post-moderno, che nel tempo hanno mostrato i loro limiti. Partendo dal presupposto di ripensare la filosofia come pensiero critico della complessità, si ritrova in Ricoeur un ampio campionario di spunti innovativi su temi attuali quali la corporeità, la identità, la tecnologia, la spazialità urbana e naturale. Il suo percorso ricostruttivo, da lui stesso definito come voie longue, non perviene a esiti definitivi, ma attraversa molteplici spazi plurali di riflessione ai quali fare proficuo riferimento. In base a queste intenzioni, i contributi raccolti esibiscono una fedeltà “eterodossa” e non convenzionale a Ricoeur, convinti che la incompiutezza del suo itinerario filosofico ci inviti a oltrepassarne i limiti, facendo tesoro della parte più viva del ricco patrimonio ideale che ci tramanda.

PAUL RICOEUR TRA MODERNO E POSTMODERNO

DAL CORPO OGGETTO ALLA MENTE INCARNATA

In francese si dice che “il caso fa bene le cose”. Quando progettammo più di un anno e mezzo fa la “Questione filosofica” di questo numero, “Dal corpo oggetto alla mente incarnata”, non potevamo immaginare quanto questo tema sarebbe diventato attuale. Perché il caso, o forse meglio, “il destino cinico e baro” ci ha imposto, spesso nostro malgrado e non senza perdite e dolori, di capire che i nostri corpi sono sì degli oggetti – sociali, politici, estetici – ma soprattutto il luogo dove la nostra mente si incarna. La crisi pandemica è stata anche questo: il momento in cui il nostro corpo, malato, da preservare, limitato nei suoi movimenti, coperto e ridotto a icona su uno schermo, ha ripreso il centro della scena, come esigenza e problema. Ed è forse a causa di questa contingenza che ci accomuna e determina, impercettibilmente ma inevitabilmente, le nostre giornate da un anno a questa parte, che molti dei contributi di questo numero sembrano condurre una riflessione comune sulla nostra condizione di soggetti incarnati.

«Nietzsche umanista» oppure «Nietzsche umanista?». La Questione filosofica di questo numero, curata da Carlotta Santini, raccoglie la sfida concettuale rappresentata dal rapporto tra una affermazione senz’altro vera (Nietzsche fu un umanista a pieno titolo, in quanto filologo e storico della cultura) e una domanda che vale come una tesi (l’autore di Umano, troppo umano può considerarsi un pensatore umanista?). Iscrivendosi nello spazio aperto da questa duplice opzione, i contributi raccolti nella sezione, e presentati in dettaglio da Carlotta Santini nel suo editoriale, propongono un approccio inedito di Nietzsche. Ne esce infatti una immagine del filosofo tedesco come critico di un certo umanesimo, propugnatore di un pensiero radicalmente anti-umanitarista ma al contempo – o forse proprio per questo – capace di elaborare una riflessione autenticamente centrata sull’umano.

NIETZSCHE UMANISTA

NATURA / CULTURA

La Questione Filosofica a cui è dedicata la sezione I di questo nuovo numero 9 di InCircolo discute l’intreccio sempre più intricato di Natura e Cultura, due concetti le cui relazioni reciproche hanno da sempre stimolato la riflessione filosofica e oggi più che mai richiedono di essere indagate. La sezione si apre con una introduzione tematica di Matteo Canevari, ideatore e curatore della stessa, a cui rimandiamo per una discussione più ampia circa il modo in cui il tema è stato declinato. Ad essa fa seguito la traduzione di uno scritto dell’antropologo Philippe Descola che, a partire dai suoi studi sul campo presso le popolazioni amazzoniche, ha sviluppato una ampia riflessione critica sulle pretese universalizzanti della dicotomia natura/cultura che informa il pensiero occidentale, emergendo come uno dei massimi studiosi del problema.

Attualità di Spinoza è il tema principale del presente numero 8 della rivista, che occupa l’intera Sezione I, “La Questione Filosofica”, ma è presente anche in altre sezioni successive. Il tema scelto potrà suonare come una tautologia. Spinoza, in effetti, non ha mai smesso di essere attuale. Le sue tesi sono al centro del dibattito filosofico del XVII secolo, vengono riprese con ammirazione dagli Illuministi, alimentano la filosofia dell’Ottocento e costituiscono un riferimento centrale per una buona parte dei filosofi (e degli intellettuali) del primo Novecento. Ma è proprio questa costante attualità di Spinoza che permette (e impone) di interrogarsi oggi, di nuovo, su quanto di profondamente e proficuamente inattuale si possa trovare nelle pagine dell’autore dell’Ethica.

L’ATTUALITÀ DI SPINOZA

RI-PENSARE LA DEMOCRAZIA

Il numero ha come titolo generale “Ri-pensare la democrazia”, di cui si occupa la sezione “La questione filosofica” che apre la rivista. L’Introduzione di Gianfranco Pasquino presenta questo tema affrontato riflessivamente nei testi successivi mediante l’elenco ragionato dei problemi in essi discussi. Comune a tutti i contributi è la notazione che la riflessione sulla democrazia non può che partire dalle analisi delle sue criticità. Umberto Curi in Note sulla crisi della democrazia rappresentativa presenta le contraddizioni storiche e attuali della nozione teorica e delle circostanze concrete del sistema democratico, che riprende nel contesto italiano e propone come antidoto l’ingresso nella scena politica di associazioni volontarie di cittadini in formazioni civiche.

Questo numero 6 di InCircolo si apre con due densi e teoricamente pregnanti “Contributi speciali”. Il primo è Finale di partita di Emilio Renzi che intende focalizzare sulla tematica della persona l’approdo della sua multiforme esperienza filosofica. I paragrafi finali ci conducono a sostare sul finale della vita, che è il titolo del suo contributo. Segue Un percorso di pensiero e di vita di Francesco Totaro che delinea con molta accuratezza le coordinate categoriali della sua riflessione e le inserisce nel suo percorso più complessivo di vita filosofica.

FILOSOFIA E ROBOTICA

FILOSOFIA OGGI

La rivista si apre, come nei numeri precedenti, con la parte intitolata “Contributi speciali” nella quale sono accolti testi che presentano le vicende di studiosi che hanno condotto il loro percorso di vita nel segno di una autentica vocazione filosofica. Gabriele Scaramuzza nel suo testo descrive con molta sensibilità e ricchezza di dettagli il suo percorso esistenziale e teoretico nel campo dell’arte inquadrata nell’ambito di una riflessione estetica. Magistrale è il contributo che Fulvio Papi dedica alla figura di Mario Vegetti recentemente scomparso, personalità di grande spessore umano, politico e filosofico, i cui lavori sul “mondo degli antichi” e, in particolare sul pensiero greco, rimangono pietre miliari per chi ora si proponesse di approfondire questo ambito di studi. A Gabriele Scaramuzza e a Fulvio Papi va il nostro ringraziamento per la disponibilità dimostrata a pubblicare questi loro scritti

Il numero 4 della rivista mantiene la stessa struttura dei numeri precedenti. Si apre con il testo inviatoci gentilmente per “Contributi speciali” dal Prof. Gianfranco Dalmasso. In esso il Professore traccia le coordinate del suo percorso, segnato dalla sua consuetudine con la grande tradizione che si snoda da Platone a Sant’Agostino, proseguito con la scoperta e introduzione in Italia del pensiero di Derrida, fino al suo “corpo a corpo” con il grande sistema filosofico di Hegel.  Emerge la ricchezza e varietà del suo lavoro teoretico e l’assidua fedeltà alla investigazione sulla verità quale marca della sua ricerca.

NEUROSCIENZE

IMMAGINAZIONE

Questo numero della rivista si apre con i “contributi speciali” di due studiosi noti per qualità filosofica e lunga carriera accademica. Carlo Sini sintetizza le sue riflessioni sulla ragione filosofica collegata ai modi del discorso in cui essa si esprime e alla esigenza dell’esercizio genealogico che ne mette in luce la provenienza. Francesca Calabi svolge una raffinata analisi del ruolo preponderante della immaginazione insito nel sentimento della nostalgia. Di seguito, Elio Franzini si occupa della cosiddetta svolta iconica, che egli non ritiene possa essere determinata in modo prevalente dalle attuali influenze dell’universo mediologico sulla visione. Roberto Diodato pone la questione se definire la natura dell’immagine e della immaginazione sul piano della percezione e della psicologia, oppure, su quello ontologico.

La serie dei “Contributi speciali” si avvale di due presenze significative: Ágnes Heller e Diego Marconi. Filosofia alla prova dell’Europa è il tema generale per la sezione 1, denominata “La questione filosofica”. Matteo Canevari l’affronta facendo riferimento all’area balcanica come paradigma per la comprensione dei problemi attuali e perviene a presupporre una idea d’Europa plurale e insieme capace di traduzione tra le differenti lingue e culture che la compongono. Gli interventi successivi riprendono i temi dei conflitti e della crisi a partire dalle elaborazioni di importanti autori europei: Natalia Rodríguez Martín fa riferimento a Miguel de Unamuno, Laura Sanò ad Hannah Arendt, Sara Pasetto a Edmund Husserl.

UMANESIMO

Numero 1 - Maggio 2016

La questione filosofica scelta per la prima sezione riguarda il concetto di umanesimo, rivisitato alla luce della sensibilità riflessiva contemporanea. Silvana Borutti argomenta nel suo testo il contributo che l’antropologia può dare a un’idea di umanesimo aperta al senso della alterità e all’attraversamento della varietà delle culture umane. Dal canto suo, Rossella Fabbrichesi propone una lettura aggiornata delle Tesi su Feuerbach di Marx incentrata sulla figura dell’uomo nella sua configurazione sociale mediante il riferimento ad autori quali Peirce, Wittgenstein e Althusser. Enrico Redaelli tende a rivedere l’opposizione radicale tra l’umanesimo di Husserl e l’anti-umanesimo di Foucault, in quanto entrambi, sia pure in base a presupposti e obiettivi diversi, ricorrono a uno stile di ricerca basato su una retrospezione storico-genealogica dell‘umano.

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