L’UMANO SENZA UMANESIMO: WARBURG E NIETZSCHE
Maurizio Ghelardi
Jacob Burckhardt, Friedrich Nietzsche e Hermann Usener avevano mostrato a Warburg l’erma bifronte della Antichità che non era una fonte antiquaria, né aveva le caratteristiche di una rinascenza (Wiedergeburt), quanto piuttosto quelle di una sopravvivenza (Nachleben). L’Antico era un polo, un vettore. Non un fine in sé. L’evoluzione culturale non era ‘indivisibile’, ma uno strumento per svelare la duplice radice della cultura europea: «La vecchia fola stupida di popoli e di età che non sapevano il dolore, non ha … più presa su [Warburg], perché è figlia della vita, sa che essa conosce l’ebrezza, la passione, sin la follia». Warburg aveva recepito da Nietzsche quali contrasti si celassero nell’anima antica, come cultura antica e spirito antico fossero una sintesi – provvisoria e fragile – di opposti, e come tale dialettica rimandasse agli elementi costitutivi della espressione umana.