RECENSIONE A “COSMOPOLIS. LA NASCITA, LA CRISI E IL FUTURO DELLA MODERNITÀ”, S. E. TOULMIN, MIMESIS, MILANO 2022
Marco De Paoli
Stephen Toulmin fu un allievo di Wittgenstein volto a una formulazione dell’etica su base razionale (An examination of the place of reason in ethics, 1950) e all’analisi delle tecniche dell’argomentazione (The uses of argument, 1958). Una sua opera di particolare rilievo fu Cosmopolis. The hidden agenda of modernity. L’opera, del 1989, è ora riproposta in italiano da Mimesis ed è una traduzione che si segnala in quanto (dopo una ormai lontana ed esaurita edizione del 1991 da parte di Rizzoli) ripresenta al pubblico un libro che, comunque giudicato, non merita di cadere nell’oblio. È un testo di storia della cultura per certi aspetti vicino alla sociologia della conoscenza, volto ad indagare il retroterra sociale e politico, oltre che economico, che influenza anche le più astratte teorie filosofiche e scientifiche. E si tratta di un’opera quanto mai attuale perché si inserisce nel vasto spettro delle posizioni critiche della cosiddetta “razionalità della modernità” che tuttavia non intende rinunciare all’uso critico della ragione, seppur intesa in un senso volutamente depotenziato.