RECENSIONE A “LO SPLENDORE TRASCURATO DEL MONDO. UNA MISTICA QUOTIDIANA”, R. MADERA, BOLLATI BORINGHIERI, TORINO 2022
Giulia Zaccaro

Ne Il metodo biografico come formazione, cura filosofia (2022) lo psicoanalista e filosofo Romano Màdera racconta di «una prova di verità» escogitata da bambino, un’intuizione infantile a cui è rimasto fedele per tutta la vita: bisogna «dare fiducia ai pensieri e alle parole pensabili e dicibili nelle situazione di estrema difficoltà». Che cosa rimane infatti del pensare e del dire davanti alle «prove serie dell’esistenza», quando mi scopro consegnato a me stesso, chiamato a sopportare l’angoscia del mio essere qui senza ragioni e fondamenti, o ancora quando è l’inconsolabile della perdita e l’irrimediabile dell’abbandono a stravolgermi, a scoprirmi nel mio «quasi niente, destinato a morte, oblio e sparizione» (Lo splendore trascurato del mondo, 2022)? «Vana è la parola è di quel filosofo dalla quale nessuna passione umana viene curata» insegna Epicuro, più volte citato da Màdera: vano è dunque quel dire che non consola e ripara, vana è quella parola che non testimonia la sua discesa agli inferi.