RI-PENSARE LA DEMOCRAZIA

Il numero ha come titolo generale “Ri-pensare la democrazia”, di cui si occupa la sezione “La questione filosofica” che apre la rivista. L’Introduzione di Gianfranco Pasquino presenta questo tema affrontato riflessivamente nei testi successivi mediante l’elenco ragionato dei problemi in essi discussi. Comune a tutti i contributi è la notazione che la riflessione sulla democrazia non può che partire dalle analisi delle sue criticità. Umberto Curi in Note sulla crisi della democrazia rappresentativa presenta le contraddizioni storiche e attuali della nozione teorica e delle circostanze concrete del sistema democratico, che riprende nel contesto italiano e propone come antidoto l’ingresso nella scena politica di associazioni volontarie di cittadini in formazioni civiche. Il contributo di Luigi Ferrajoli, La crisi del principio democratico di uguaglianza, offre argomentazioni etiche, politiche e giuridiche finalizzate a denunciare con forza il mancato compimento della democrazia a causa delle insostenibili disuguaglianze connesse alla negazione dei diritti umani – è il caso del disumano trattamento dei migranti – e alle crescenti sperequazioni economiche nella scala sociale. Sui controversi confini di etica e politica: il dibattito tra liberalismo politico e agonismo populista di Paolo Monti presenta una ampia rassegna di differenti posizioni, che vanno da Rawls a Mouffe, Laclau e, più nel dettaglio, Habermas, per giungere ad auspicare la costruzione e il rafforzamento di uno spazio di riflessione che aggiorni i principi etico-politici della nostra convivenza. Le carenze della liberal-democrazia esposte da Andrea Apollonio nel suo contributo, La liberal-democrazia tra crisi e rinascimento, trovano per l’autore una chance positiva di rimedio in un quadro più complessivo avente come struttura portante la realizzazione di uno stato federale europeo, come già auspicato a suo tempo nel Manifesto di Ventotene da Altiero Spinelli.

La sezione “Laboratorio” comprende due interessanti contributi. Alessio Caselli in La critica nietzscheana di Giorgio Colli alla ragione costruttiva approfondisce un aspetto significativo e poco noto del pensiero del filosofo torinese, che avanza le sue contestazioni alla deduzione aristotelica, al concetto matematico di limite, al postulato di continuità di Dedekind. Imbocca così una strada originale per denunciare mediante i suoi rilievi a passaggi importanti della logica e della matematica “l’ascetismo della ragione” rispetto al legame fruttuoso e diretto con la vita. Giulio Pignatti si impegna a evidenziare nel suo testo, Agamben,Homo sacer” e l’emersione del “vincolo segreto” biopolitico nella età contemporanea la interconnessione tra la struttura della sovranità e lo stato di eccezione per cui il sovrano si pone legalmente fuori legge sulla base di una modalità di “inclusione esclusiva” per cui l’illecito diventa legale. Il vincolo segreto sarebbe il potere sovrano sopra la nuda vita, vincolo che nel periodo storico del ‘900 emerge in tutta la sua evidenza, come l’esperienza concentrazionaria nazista ci mostra quale paradigma compiutamente realizzato. Pignatti prende le distanze nella parte finale del suo scritto dall’impianto concettuale di Agamben, osservando che questa emersione nella contemporaneità del vincolo segreto biopolitico è riconducibile al fatto che il carattere di uomo ha perso tutti i suoi caratteri etici e valoriali, travolto da un’onda nichilista, che lo riduce a semplice nudità biologica diretta e manipolata dal potere politico sovrano.

La Sezione “Culture” contiene il contributo di David Assael, L’ebraismo e il crinale democratico, nel quale, attraverso il riferimento a numerosi passi della Bibbia, si mette in luce la duplice eredità culturale dell’ebraismo, che associa alla prospettiva di universalismo tratti di tipo identitario e gerarchico, ed è su questo crinale disposto su due versanti tra loro contraddittori che si colloca l’odierno stato di Israele, erede di quella antica tradizione depositata nel Sacro Libro. Del resto, lo stesso antisemitismo che si è diffuso in Europa non è che il frutto malsano e persecutorio di elementi identitari che hanno prevalso su quelli universalistici. Ne viene – Assael non lo dice direttamente ma lo fa intendere – che sciogliere questo nodo irrisolto sarà un compito che lo stato di Israele dovrà affrontare.

Per la sezione “Intersezioni” il contributo di Andra Meneganzin, Quale rapporto tra scienza e filosofia? Prospettive della biologia evoluzionistica, si presenta fecondo e di notevole rilievo per la solidità argomentativa e la ricchezza delle esemplificazioni. L’autrice esordisce facendo riferimento a uno scritto di Jaspers del 1938, Filosofia dell’esistenza, che metteva in evidenza sia i limiti della scienza sia il bisogno della filosofia di entrare in rapporto fecondo con essa. Nei paragrafi successivi è sottolineata la fisionomia specifica della biologia, più precisamente della biologia evoluzionistica rispetto alle altre scienze: la irriducibilità al fisicalismo, la interferenza nei suoi sviluppi di concetti quali quelli di forza, causalità, caso, spiegazione e correlazione. Entro questo quadro problematico assumono un ruolo rilevante gli studi incentrati sulla nozione di selezione. A questo proposito la Menaganzin passa in rassegna i contributi di studiosi quali Sober, Mayr, Williams, Okasha, Godfrey-Smith. In conclusione, la complessità, la storicità, la pluralità di approcci che caratterizzano la biologia evolutiva ne fanno un campo di ricerca particolarmente propizio dal punto di vista metodologico ed epistemico  per testare l’opportunità di un suo rapporto positivo con la filosofia della scienza e, più in generale, con la filosofia teoretica.

Per la sezione “Controversie” ringraziamo Roberto Finelli per l’invio di Dio ci guarda/(i) dall’Uno. Note per una critica affrettata del lacanismo, che intende chiarificare mediante articolate argomentazioni  quelli che sono i riferimenti teorici del suo recente libro Per un nuovo autoritarismo. Presupposti antropologici ed etico-politici. Si tratta di una risposta a una serie di critiche avanzate da Felice Cimatti a questo libro presentate in un intervento apparso su “Fata Morgana web” il 17 Dicembre 2018. Dopo aver contestato la contrapposta concezione del corpo sostenuta da Cimatti, il prof. Finelli entra nel merito delle posizioni connesse alle diverse figure del mondo della psicoanalisi ponendosi su una linea che interseca Freud, Klein e Bion rispetto a quella di Lacan privilegiata da Cimatti. Attraverso una serrata analisi di varie componenti costitutive del pensiero di Lacan, Finelli lo definisce come colui che “ha risolto la psicoanalisi nello heideggerismo”, finendo per riassorbire il rapporto mente-corpo in una teoria dell’Uno, da cui il pensiero contemporaneo sarebbe bene prendesse le distanze secondo le prospettive dell’Uno e Bino. Le questioni sollevate sono di rilevante importanza e di forte impatto filosofico e sarebbe bene che il lettore per avere una piena comprensione dei termini del dibattito ricercasse su Internet l’intervento di Cimatti, al quale offriamo lo spazio nel prossimo numero della rivista per una eventuale sua controreplica alle considerazioni di Roberto Finelli qui esposte.

Passando alla sezione “Corrispondenze”, Paolo Beretta descrive la sua personale esperienza berlinese nella vivace esposizione che ci presenta con il titolo Berlino luogo di ricerca filosofica.

Nella sezione “Pratiche filosofiche” Marta Libertà De Bastiani in Macro Asilo: la pratica filosofica del dizionario riferisce con attenta accuratezza gli interventi di intonazione filosofica realizzati presso la sede Del Museo d’Arte Contemporanea di Roma.

Infine, nella sezione “Letture e Eventi” sono presenti le recensioni dei libri di Pietro Montani, Tre forme di creatività: tecnica, arte, politica; di Stefano Berni, Potere e capitalismo. Filosofie critiche del politico; di Marco de Paoli, La disintegrazione del semiotico. Saggio sulla dissociazione neurologica; e di Adriano Fabris, Etica delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, redatte rispettivamente da Gianni Trimarchi, Verbena Giambastiani, Katia Cannata e Fabio Fossa. Sono poi segnalati due eventi: Sara Fumagalli riporta l’intervento di Massimo Cacciari su “Europa indifferente” tenuto al Memoriale della Shoah di Milano; Riccardo Lazzari l’incontro “Pensare Heidegger” svoltosi alla Università di Pavia alla presenza di Friedrich-Wilhelm von Herrmann.

Share This